Crisi (Parte 2) – Il picco di Hubbert

Marion King Hubbert era un geofisico americano che lavorava per una nota compagnia petrolifera, la Shell Oil Company; un’affiliata americana di una di quelle compagnie petrolifere a cui Enrico Mattei affibbiò il termine di “Sette Sorelle“.

Hubbert teorizzò che per una data regione geografica la produzione di petrolio avrebbe avuto un’andamento a campana. Questo significa che la produzione sarebbe aumentata molto di anno in anno, fino a raggiungere un periodo in cui si sarebbe stablizzata prima di precipatare, così velocemente come è arrivata in cima. Questa teoria viene spesso definita “Teoria del picco di Hubbert“. Lui stesso nel 1956 fece una previsione circa la produzione di petrolio all’interno degli USA, furono tutti scettici. Guardate, nell’immagine sotto a sinitra, la curva prevista da Hubbert e quella reale. La stessa cosa può essere calcolata per la produzione mondiale. Come ci mostra il grafico qui sotto sulla destra, la produzione massimo di petrolio avverà intorno al 2010.

Curva di Hubbert per la produzione USACurva di Hubbert per la produzione mondiale

Il petrolio non solo non durerà per sempre, ma durerà ancora per poco. Ovvio non è che dal 2010 si smetterà di estrarlo, ma bisognerà essere pronti a cambiare le nostri abitudini. E’ vero, questa teoria non è priva di critiche. Io credo che siano critiche senza fondamento, per non creare allarmismo e per permettere a chi lucra sul petrolio di lucrare fino in fondo. Paolo Scaroni, presidente dell’Eni ha dichiarato [1] ad Agosto: “I prezzi del greggio vanno verso la discesa da qui a fine anno” […] “non c’è ragione perché i prezzi non tendano verso il basso” […] “noi come Eni prevediamo un prezzo a lungo termine del petrolio, dal 2011 in avanti, intorno a 40 dollari al barile”. Avete visto il prezzo del petrolio nell’ultimo periodo? No? Ve lo mostro io..

Prezzo del petrolio dal 2006 a oggi

Vi sembra possibile che l’Eni faccia previsioni senza senso? A me no, percui sanno. Sentite cosa ha detto il re dell’Arabia Saudita, il più grande produttore di petrolio al mondo, nel 1998: “Il boom del petrolio è finito e non tornerà più… Tutti noi dobbiamo abituarci a un differente tenore di vita.” [2]

La cosa che mi sento ripetere più spesso affrontando questo discorso è che le energie alternative riusciranno a sopperire alla mancanza di petrolio. Non è vero, soprattutto per il settore dei trasporti di merci, basati fondamentalmente su navi e camion, e questi non possono andare ad energia elettrica.

Un mio amico mi parla molto bene del biodiesel, non costa molto, lo produciamo noi e funziona. Tutto vero, ma coltivando tutto quello che possiamo coltivare in italia non riusciremmo a produrre abbastanza biodiesel per il nostro parco macchina, questo provocherebbe un’aumento dei prezzi e via dicendo… Non solo, c’è chi alle Nazioni Unite ritiene che la coltivazione massiccia per produrre biodiesel sia un crimine contro l’umanità, in quanto ridurrebbe la coltivazioni di beni edibili da noi essere umani e produrrebbe un’innalzamento dei prodotti alimentari e quindi più fame nel mondo [3].

C’è chi dice che l’idrogeno è il futuro. L’idrogeno è un combustibile PESSIMO, attualmente per produrre un litro di idrogeno consumiamo più energia di quella ottenuta bruciando un litro di idrogeno, se ne deduce che ce lo possiamo ficcare nel culo (a meno che non si riesca a fare la fuzione nucleare, e ci sono dei progetti interessanti [4].

La teoria del picco è applicabile ovviamente anche a gas, carbone e uranio. Anche se il picco è previsto più lontano rispetto a quello del petrolio non c’è soluzione al problema dell’esaurimento. Non solo, non esiste qualcosa che possa essere una vera alternativa.
Sopravviveremo probabilmente, ma la festa è finita.

Vi aspetto per il prossimo capitolo sulla crisi e se pensate che ci siano alternative rilevanti al petrolio vi prego di commentare, magari ho dimenticato qualcosa.

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